RIMINI, OPERAZIONE “NEVER DREAM”. INTERESSATE ALTRE REGIONI. AL VERTICE DEL SODALIZIO CRIMINALE UN PERSONAGGIO DI ORIGINI CALABRESI


Stamane, 24 febbraio 2021, alle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Comando Provinciale
di Rimini ed i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini,
congiuntamente ed in stretta collaborazione, hanno dato l’avvio ad una vasta operazione di
polizia, denominata “NEVER DREAM”, in Emilia Romagna e, in contemporanea, nelle
regioni Marche, Calabria, Lombardia e Puglia, a contrasto dell’infiltrazione della criminalità
nell’economia della Provincia, che ha consentito di disarticolare un sodalizio criminale con
base nel riminese, ma con ramificazioni e interessi economici anche in altre Province
(Pesaro, Vibo Valentia, Varese, Monza Brianza, Bari), con al vertice un personaggio di
origini calabresi da anni presente in questo territorio e composto da oltre 20 persone
indagate e collegate.
I militari dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, coordinati e diretti dai sostituti
Procuratori, Dott. Paolo Gengarelli e Luca Bertuzzi, della Procura della Repubblica presso
il Tribunale di Rimini, hanno dato esecuzione oggi – in 6 province di 5 regioni italiane – ad
un’ordinanza emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Rimini, Dott.ssa Benedetta Vitolo, che
ha disposto 16 misure cautelari nei confronti di 11 indagati, di cui:
– 9 misure cautelari personali di cui 3 in carcere e 2 ai domiciliari; 2 misure interdittive da
esercizio attività d’impresa; 1 obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria; 1 obbligo
di dimora;
– 7 misure cautelari (sequestri preventivi funzionali alla confisca per equivalente del profitto
derivante da reati tributari, di riciclaggio ed auto-riciclaggio di proventi illeciti, di usura)
per il reato di: associazione per delinquere finalizzata all’emissione e l’utilizzo di fatture per
operazioni inesistenti, di dichiarazione dei redditi fraudolenta, di omessa dichiarazione ed
indebita compensazione di falsi crediti fiscali, nonché per i reati truffa, di occultamento o
distruzione di documenti contabili, omesso versamento di I.V.A., riciclaggio ed autoriciclaggio, usura, estorsione, trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori,
indebito utilizzo e falsificazione di carte di credito e di pagamento, falsificazione di monete,
spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate. Ad alcuni indagati sono stati
contestati anche i reati di falsità materiale ed ideologica e sottrazione di cose sottoposte a
sequestro disposto dall’autorità amministrativa.
Le attività svolte hanno riguardato l’esecuzione di numerosi servizi di osservazione, controllo
e pedinamento, tesi ad individuare ed identificare compiutamente tutti gli attori inseriti
nell’emergente panorama delinquenziale e, contestualmente, delle attività di identificazione
– sotto l’aspetto societario, contabile e fiscale – dei soggetti economici coinvolti, delle
persone fisiche ad essi effettivamente riconducibili e dei collegamenti tra queste esistenti.
Quindi, si è proceduto alla individuazione degli illeciti penali, alla determinazione del relativo
danno all’Erario ed alla mappatura dei rapporti bancari, finalizzati all’esecuzione di mirate
specifiche indagini finanziarie, volte alla individuazione delle risorse economiche e di ogni
altra tipologia di beni nella disponibilità degli indagati, anche per il tramite di cc.dd. teste di
legno.
All’esito delle complesse e articolate indagini svolte in sinergia tra i militari della Sezione
Operativa della Compagnia Carabinieri di Riccione e dal Nucleo Operativo del Gruppo
Guardia di Finanza di Rimini – condotte con l’ausilio di prolungate intercettazioni telefoniche
ed ambientali (eseguite dai Carabinieri) , indagini fiscali e finanziarie (eseguite dalla Guardia
di Finanza), riscontri documentali ed esame di ingente documentazione contabile, societaria
e bancaria sottoposta a sequestro nel corso delle numerose perquisizioni locali e personali
disposte dall’A.G., nonché mediante l’assunzione di informazioni dalle persone informate
sui fatti – è stato definito un puntuale ed esaustivo quadro indiziario, che ha evidenziato tutti
gli elementi di colpevolezza a carico delle 22 persone indagate, nonché il coinvolgimento, a
vario titolo, nella perpetrazione dei reati tributari di ben 36 imprese dislocate su tutto il
territorio nazionale e 2 imprese situate in Lituania.
Nello specifico, è stato constatato a carico di 5 società l’utilizzo e l’emissione di fatture per
operazioni inesistenti per un imponibile complessivo di circa € 20.000.000 ed un’IVA di circa
€ 3.400.000.
In merito al contestato reato di indebita compensazione di crediti inesistenti, le indagini
svolte hanno evidenziato il grado di ingegno ed accuratezza del disegno criminoso,
considerato che il promotore del sodalizio, con la collaborazione diretta ed indiretta di tutti i
suoi sodali e, in particolare, avvalendosi di un consulente fiscale, anch’egli indagato e posto
agli arresti domiciliari, aveva appreso o trovato una “falla nel sistema” ed ideato, pianificato
e costruito in questi ultimi anni un meccanismo finalizzato a produrre impressionanti surplus
di IVA a credito, sia a mezzo di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, che
mediante esportazioni fittizie di ingenti quantitativi di materiali verso l’estero – la Lituania, in
particolare – con lo scopo di ottenere un ingente arricchimento patrimoniale personale.
Successivamente, le società allo stesso “dominus” riconducibili, utilizzavano i suddetti crediti
IVA (fittizi) per l’indebita compensazione delle imposte dovute, nonché per operazioni di
accollo di debiti tributari, poste in essere mediante stipulazione di specifici contratti con
società terze beneficiarie, per un importo accertato pari a 1.415.000 euro.
Nel corso dell’operazione, si è proceduto, inoltre, ad articolate indagini finanziarie che hanno
anche evidenziato condotte, poste in essere dal sodalizio e stroncate sul nascere, che
mediante il “riciclaggio” o “auto-riciclaggio” di parte del denaro proveniente dalla
commissione dei reati tributari, pari a circa € 315.000, hanno consentito il graduale e
consistente arricchimento del patrimonio personale sia del dominus, che di altri appartenenti
all’associazione per delinquere, nonché di ulteriori soggetti terzi che hanno avuto contatti
più o meno assidui con gli indagati.
A coronamento della suddetta indagine, gli uomini dei Carabinieri e delle Fiamme Gialle, in
data odierna, hanno dato seguito all’esecuzione di un decreto con il quale la competente
Autorità Giudiziaria di Rimini ha disposto 3 custodie cautelari in carcere, 2 arresti
domiciliari, 2 misure interdittive, 1 obbligo di presentazione quotidiana alla polizia
giudiziaria, 1 obbligo di dimora, nonché il sequestro preventivo – funzionale alla confisca
per equivalente del profitto derivante dai reati tributari, dal riciclaggio ed auto-riciclaggio di
proventi illeciti, dal reato di usura – sui beni intestati o nella disponibilità degli indagati,
ovvero, 5 unità immobiliari, 1 terreno, quote sociali per circa € 46.000, 12 mezzi
(autoveicoli, motoveicoli e ciclomotori), saldi attivi di 20 rapporti finanziari, fino a
concorrenza dell’importo di complessivi valori per circa 9 milioni di euro.

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